In questo Post vi parlerò di
quello che ho imparato, studiando e colloquiando con vari Specialisti
(Psichiatri, Psicologi, Neurologi) e alcuni pazienti, relativamente al fatto
che il Farmaco da solo non basta.
Una volta valutata al meglio la patologia
che causa sofferenza e impostata una cura farmacologica che evidenzi risultati
positivi, l’ammalato necessita obbligatoriamente anche di altri supporti:
- Supporto “Comprensione“
I familiari
devono essere supportati dallo Specialista e da uno Psicologo, per comprendere
e imparare come comportarsi nei confronti delle manifestazioni destabilizzanti,
che il proprio caro, a causa della propria sofferenza, impone a coloro che gli
stanno vicino.
Imparare a
monitorare la sofferenza è importantissimo, perché sono spesso i familiari ad
indicare al medico cosa succede, è infatti molto difficile che l’ammalato possa
farlo da solo e con obbiettività.
Spesso, se i
familiari vengono preparati, riescono loro stessi ad intervenire nel giusto
modo, in situazioni critiche, senza essere costretti ad attuare ricoveri
forzati, che sono devastanti per il già precario equilibrio di chi soffre.
Saper
approcciarsi a coloro che hanno una sofferenza mentale, anche se non si è
“Specialisti“ è fondamentale.
- Supporto “Ascolto”
L’ammalato,
raggiunto l’obiettivo di un buon supporto farmacologico, ha spesso bisogno di
essere ascoltato, rincuorato, aiutato nel trovare supporto mentre affronta il
suo difficile percorso di riequilibrio.
La figura dello
Psicologo è fondamentale in questo caso, mentre supporta l’ammalato, deve
coordinarsi e relazionare lo Specialista per eventuali aggiustamenti del
percorso terapeutico.
Lo Specialista,
di solito è più legato alla formula “Patologia = farmaci”, mentre lo Psicologo
punta a capire quali sono le origini esterne, non fisiologiche del disagio; dovrebbe
quindi aiutare ad eliminare o gestire tutto quello che è l’origine esterna di
un disagio, coordinandosi anche con i familiari.
Alcuni esempi di
disagio esterno possono derivare da rapporti negativi in famiglia, nel lavoro,
mancanza di personalità e autostima, paure incontrollate rispetto a qualcosa,
ecc.
- Supporto “Attività creative”
Creare “qualcosa”
ha sempre indotto un senso di soddisfazione e appagamento nella mente di colui
che la produce.
L’ammalato
deve essere introdotto a delle attività creative.
Queste
attività sono introdotte e seguite all’interno dei Centri Diurni sia di Neurologia
che di Psichiatria ed è di grande importanza che queste siano parte integrante
del percorso di riequilibrio.
Per far questo
bisogna però valutare attentamente le capacità
dell’ammalato, per assegnargli le giuste attività creative.
Se una
attività risulta troppo complessa, può originare un senso di incapacità e
invece di creare soddisfazione suscita l’effetto contrario.
- Supporto “Attività motorie”
Il vecchio
proverbio latino “mens sana in corpore sano” (“mente sana in un corpo sano”) è
un altro supporto fondamentale.
Il lungo
periodo d’inattività che una sofferenza mentale può imporre o lo stesso aumento
di peso che molti farmaci provocano, creano il bisogno, per chi soffre, di fare
durante la settimana alcune brevi attività motorie, non complesse.
Tali attività
hanno lo scopo di migliorare il coordinamento fra mente e corpo, migliorare la
circolazione sanguigna, un maggior controllo sul peso e anche un effetto
rilassante alla fine di ogni seduta.
- Supporto “Attività mentali”
Se la “cura”
farmacologica è quella giusta, non deve abbattere le capacità mentali
dell’ammalato e, per capire a che livello siamo, sarà sufficiente, una volta a
settimana, fare dei piccoli test, come qualche semplice operazione di calcolo
(moltiplicazioni, somme, divisioni, sottrazioni) ed anche qualche piccolo “pensierino”
su un argomento scelto da voi che il paziente dovrà svolgere in forma scritta, ad esempio “Quale stagione ti piace di più e
perché?”, bastano poche righe.
Ogni due mesi
far compilare al paziente il “Mini mental test”, che è un test valutativo
neurologico delle capacità mentali, di solito è di pertinenza dello
Specialista, ma è talmente semplice che lo potete fare anche voi, perciò nella
documentazione vi allegherò anche questo.
Mi ricordo che
mamma faceva molta difficoltà nei primi periodi a fare le sottrazioni, le
divisioni e le moltiplicazioni, mentre con le somme andava alla grande.
Questi test,
oltre a farvi capire se le capacità mentali aumentano, aiutano a muovere il
muscolo “Cervello” che a causa della sua sofferenza, tende a bloccarsi in
pensieri fissi.
Non
preoccupatevi se sbaglia e se non riesce...non insistete...qualche volta date
aiuto nello svolgimento dei test…..ma senza opprimere o pressare
eccessivamente.
Giocare a
carte o a dama o fare puzzle molto semplici sono buoni esercizi per la mente.
- Supporto “Valutazione”
Spesso in un
percorso così complesso e lungo, si ha la percezione di non progredire, in
alcuni periodi sembra quasi che si torni indietro rispetto ai progressi fatti.
Soprattutto i
familiari, cardini importantissimi nel supporto, non hanno i mezzi per creare un
corretto metro valutativo e si abbandonano, nei periodi bui, al pessimismo.
Se abbiamo
imboccato la giusta via, il raggiungimento dei risultati sarà comunque lento, con
innumerevoli “alti e bassi”.
Una Psicologa
e una Neurologa (non tutti gli Specialisti sono “sedicenti” ma ci sono anche
bravi professionisti, anche se in minoranza), mi hanno insegnato alcuni buoni metodi per valutare nel tempo l’aspetto
comportamentale e intellettivo di mia madre.
Oltre ai test
citati nel “supporto” precedente (Mini mental test), per valutare l’andamento
del comportamento, io e mio padre prendevamo nota sul calendario ogni giorno,
di alcuni semplici fattori: il meteo (pioggia, sole, nuvoloso), l’umore o il
comportamento di mamma (brutto, buono, discreto), situazioni o accadimenti
nuovi (feste, cambio di terapia farmacologica, gita, ecc); questo ci ha
permesso di valutare nei mesi e negli anni (abbiamo tenuto queste annotazioni
per quattro anni) come si sviluppava l’andamento del comportamento nel tempo,
in relazione al meteo o al cambio di terapie o ad eventi occasionali.
Se la strada è
quella giusta il numero della dicitura “brutto” nei mesi e negli anni
diminuirà, se invece aumenta può essere il frutto di un cambio di terapia non
adeguato o di un meteo particolarmente negativo o proprio in occasione di feste
ed accadimenti nuovi che destabilizzano in qualche modo il difficile equilibrio
dell’ammalato.
Nelle nostre
analisi abbiamo per esempio compreso, che il cambio di stagione provocava (ed
ancora provoca) un senso di malessere in mia madre, quindi abbiamo imparato a
conviverci ed a prepararci a questo suo periodo transitorio di inquietudine.
Tutto questo
ci ha permesso di non perderci d’animo nei singoli momenti negativi, perché
potevamo contare sul fatto che nel tempo i periodi bui erano sempre meno, lo
dimostravano i conteggi sui calendari.
Mi piacerebbe dirvi, che mi hanno
dato in automatico questi “Supporti”, che il Sistema Sanitario ha aiutato la
mia famiglia ad accedere e integrare fra loro le varie necessità che ho
descritto, necessità fondamentali per riuscire a venir fuori da quella
drammatica situazione, ma invece...anche se non mi crederete (spero di avervi
strappato un sorriso)…… non è successo!!
https://www.cinquantuno.it/shop/caosfera-edizioni/psichiatri-no-grazie/
https://www.cinquantuno.it/shop/caosfera-edizioni/psichiatri-no-grazie/
Nessun commento:
Posta un commento