La squadra vincente




In questo Post vi parlerò di quello che ho imparato, studiando e colloquiando con vari Specialisti (Psichiatri, Psicologi, Neurologi) e alcuni pazienti, relativamente al fatto che il Farmaco da solo non  basta.

Una volta valutata al meglio la patologia che causa sofferenza e impostata una cura farmacologica che evidenzi risultati positivi, l’ammalato necessita obbligatoriamente anche di altri supporti:



  1. Supporto “Comprensione



I familiari devono essere supportati dallo Specialista e da uno Psicologo, per comprendere e imparare come comportarsi nei confronti delle manifestazioni destabilizzanti, che il proprio caro, a causa della propria sofferenza, impone a coloro che gli stanno vicino.

Imparare a monitorare la sofferenza è importantissimo, perché sono spesso i familiari ad indicare al medico cosa succede, è infatti molto difficile che l’ammalato possa farlo da solo e con obbiettività.

Spesso, se i familiari vengono preparati, riescono loro stessi ad intervenire nel giusto modo, in situazioni critiche, senza essere costretti ad attuare ricoveri forzati, che sono devastanti per il già precario equilibrio di chi soffre.

Saper approcciarsi a coloro che hanno una sofferenza mentale, anche se non si è “Specialisti“ è fondamentale.



  1. Supporto “Ascolto



L’ammalato, raggiunto l’obiettivo di un buon supporto farmacologico, ha spesso bisogno di essere ascoltato, rincuorato, aiutato nel trovare supporto mentre affronta il suo difficile percorso di riequilibrio.

La figura dello Psicologo è fondamentale in questo caso, mentre supporta l’ammalato, deve coordinarsi e relazionare lo Specialista per eventuali aggiustamenti del percorso terapeutico.

Lo Specialista, di solito è più legato alla formula “Patologia = farmaci”, mentre lo Psicologo punta a capire quali sono le origini esterne, non fisiologiche del disagio; dovrebbe quindi aiutare ad eliminare o gestire tutto quello che è l’origine esterna di un disagio, coordinandosi anche con i familiari.

Alcuni esempi di disagio esterno possono derivare da rapporti negativi in famiglia, nel lavoro, mancanza di personalità e autostima, paure incontrollate rispetto a qualcosa, ecc. 



  1. Supporto “Attività creative



Creare “qualcosa” ha sempre indotto un senso di soddisfazione e appagamento nella mente di colui che la produce.

L’ammalato deve essere introdotto a delle attività creative.

Queste attività sono introdotte e seguite all’interno dei Centri Diurni sia di Neurologia che di Psichiatria ed è di grande importanza che queste siano parte integrante del percorso di riequilibrio.

Per far questo bisogna però valutare attentamente le capacità  dell’ammalato, per assegnargli le giuste attività creative.

Se una attività risulta troppo complessa, può originare un senso di incapacità e invece di creare soddisfazione suscita l’effetto contrario.





  1. Supporto “Attività motorie



Il vecchio proverbio latino “mens sana in corpore sano” (“mente sana in un corpo sano”) è un altro supporto fondamentale.

Il lungo periodo d’inattività che una sofferenza mentale può imporre o lo stesso aumento di peso che molti farmaci provocano, creano il bisogno, per chi soffre, di fare durante la settimana alcune brevi attività motorie, non complesse.

Tali attività hanno lo scopo di migliorare il coordinamento fra mente e corpo, migliorare la circolazione sanguigna, un maggior controllo sul peso e anche un effetto rilassante alla fine di ogni seduta.



  1. Supporto “Attività mentali



Se la “cura” farmacologica è quella giusta, non deve abbattere le capacità mentali dell’ammalato e, per capire a che livello siamo, sarà sufficiente, una volta a settimana, fare dei piccoli test, come qualche semplice operazione di calcolo (moltiplicazioni, somme, divisioni, sottrazioni) ed anche qualche piccolo “pensierino” su un argomento scelto da voi che il paziente dovrà svolgere in forma scritta, ad  esempio “Quale stagione ti piace di più e perché?”, bastano poche righe.

Ogni due mesi far compilare al paziente il “Mini mental test”, che è un test valutativo neurologico delle capacità mentali, di solito è di pertinenza dello Specialista, ma è talmente semplice che lo potete fare anche voi, perciò nella documentazione vi allegherò anche questo.

Mi ricordo che mamma faceva molta difficoltà nei primi periodi a fare le sottrazioni, le divisioni e le moltiplicazioni, mentre con le somme andava alla grande.

Questi test, oltre a farvi capire se le capacità mentali aumentano, aiutano a muovere il muscolo “Cervello” che a causa della sua sofferenza, tende a bloccarsi in pensieri fissi.

Non preoccupatevi se sbaglia e se non riesce...non insistete...qualche volta date aiuto nello svolgimento dei test…..ma senza opprimere o pressare eccessivamente.

Giocare a carte o a dama o fare puzzle molto semplici sono buoni esercizi per la mente.



  1. Supporto “Valutazione”



Spesso in un percorso così complesso e lungo, si ha la percezione di non progredire, in alcuni periodi sembra quasi che si torni indietro rispetto ai progressi fatti.

Soprattutto i familiari, cardini importantissimi nel supporto, non hanno i mezzi per creare un corretto metro valutativo e si abbandonano, nei periodi bui, al pessimismo.

Se abbiamo imboccato la giusta via, il raggiungimento dei risultati sarà comunque lento, con innumerevoli “alti e bassi”.

Una Psicologa e una Neurologa (non tutti gli Specialisti sono “sedicenti” ma ci sono anche bravi professionisti, anche se in minoranza), mi hanno insegnato alcuni  buoni metodi per valutare nel tempo l’aspetto comportamentale e intellettivo di mia madre.

Oltre ai test citati nel “supporto” precedente (Mini mental test), per valutare l’andamento del comportamento, io e mio padre prendevamo nota sul calendario ogni giorno, di alcuni semplici fattori: il meteo (pioggia, sole, nuvoloso), l’umore o il comportamento di mamma (brutto, buono, discreto), situazioni o accadimenti nuovi (feste, cambio di terapia farmacologica, gita, ecc); questo ci ha permesso di valutare nei mesi e negli anni (abbiamo tenuto queste annotazioni per quattro anni) come si sviluppava l’andamento del comportamento nel tempo, in relazione al meteo o al cambio di terapie o ad eventi occasionali.

Se la strada è quella giusta il numero della dicitura “brutto” nei mesi e negli anni diminuirà, se invece aumenta può essere il frutto di un cambio di terapia non adeguato o di un meteo particolarmente negativo o proprio in occasione di feste ed accadimenti nuovi che destabilizzano in qualche modo il difficile equilibrio dell’ammalato.

Nelle nostre analisi abbiamo per esempio compreso, che il cambio di stagione provocava (ed ancora provoca) un senso di malessere in mia madre, quindi abbiamo imparato a conviverci ed a prepararci a questo suo periodo transitorio di inquietudine.

Tutto questo ci ha permesso di non perderci d’animo nei singoli momenti negativi, perché potevamo contare sul fatto che nel tempo i periodi bui erano sempre meno, lo dimostravano i conteggi sui calendari.





Mi piacerebbe dirvi, che mi hanno dato in automatico questi “Supporti”, che il Sistema Sanitario ha aiutato la mia famiglia ad accedere e integrare fra loro le varie necessità che ho descritto, necessità fondamentali per riuscire a venir fuori da quella drammatica situazione, ma invece...anche se non mi crederete (spero di avervi strappato un sorriso)…… non è successo!! 
https://www.cinquantuno.it/shop/caosfera-edizioni/psichiatri-no-grazie/ 

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