In tutto questo tempo, fatto di
delusioni e ricoveri avevo capito una cosa: “che non avevo capito” perché mi mancavano
le conoscenze per valutare il problema dal punto di vista giusto, per
comprendere che indirizzo prendere.
La testimonianza delle varie
terapie, dei tanti consulti, finiti nel vuoto, era per me la prova che questi
“Specialisti”, a mio modo di vedere, non avevano capito nemmeno loro, o peggio,
non avevano avuto la pazienza di provare a “capire”.
La prassi era sempre la stessa,
andavi da uno psichiatra, lui ti ascoltava, poi ti dava una terapia e ci si
rivede fra un mese o nei casi peggiori ti ricoverano, ma l’approccio anche in
ospedale non variava di molto, più hai problemi più ti aumentano la dose di
farmaco o al massimo cambiano la terapia.
Senti tanti discorsi alla
televisione da mega Professori sul modo giusto di affrontare il problema; la
ricerca farmaceutica produce sempre nuovi farmaci che dovrebbero essere miracolosi,
eppure questa è la prassi che ho trovato, quando è scoppiato il mio problema
familiare.
Sapete perché questa prassi è la
più diffusa? Perché ha molti vantaggi: fa vendere molti farmaci, è meno
impegnativa per lo Specialista, le Cliniche private fanno molti soldi come le
Strutture sanitarie a lungodegenza, dove sono richiusi gli ammalati considerati
senza speranza.
Alla fine è sempre la solita
storia paghi perché il “Sistema” possa continuare a farti star male, diventi un
affare economico.
Avete letto? Ho citato il
“Sistema”…. Si perché spesso i Medici non sono nemmeno consapevoli di quello
che combinano, qualcuno ha insegnato loro ad agire in questo modo, qualcuno (il
“Sistema” appunto) ha voluto che Medici incompetenti siano il tuo punto di
riferimento, perché se tu che stai male migliori, tutto il business che c’è
sotto va a farsi benedire.
Il loro approccio, a mio avviso, è
quello giusto per far arricchire “qualcuno”(dalle Case Farmaceutiche alle Lobby
nel campo Sanitario) e gli ammalati sono la linfa indispensabile di questo
circolo vizioso.
Le spese dei Dipartimenti di
Psichiatria sono fra le più ingenti nel budget del Sistema Sanitario.
Con questo non voglio dire che
mia madre si è ammalata per colpa del “Sistema” ma di certo, sfruttando la sua
debolezza, hanno contribuito a mandarla sempre di più “fuori di testa”, magari inconsapevolmente
ma con un filo invisibile che li coordinava.
Forse vi sembrerà che queste
considerazioni siano fatte da un assiduo lettore di “Libri Gialli”, che vede
complotti sotto ogni sasso, eppure questa è l’idea che mi sono fatto,
altrimenti non mi spiego così tanta mancanza di professionalità e di
coordinamento nell’affrontare queste problematiche, con le conoscenze che ormai
ci sono in questo campo.
Ma in questo caso, si trattava
di mia madre, una persona a cui sono molto legato e non riuscivo ad
accettare quello che mi dicevano, anche per le sensazioni che percepivo e che
vi ho citato.
Ho perciò letto e studiato libri
che mi hanno consigliato, ma soprattutto ho usato uno strumento potentissimo: INTERNET.
Nella rete Internet ho trovato tanti
racconti di casi simili, siti web, dove si descrivevano sintomi e protocolli di
verifica diagnostica per capire se si tratta di questa o quella patologia.
Ho imparato la differenza fra
“psicosi” e “depressione”, quali sono gli esami per valutare se una persona ha
una “degenerazione mentale”, comunemente detta “demenza”.
Mi sono documentato su quali terapie
sono considerate le migliori al mondo, perché internet ti permette di capire quello
che hanno fatto in tutto il mondo, per cercare di risolvere questi problemi.
Avevo quindi a disposizione una
banca dati enorme su cui informarmi e cominciare finalmente il mio percorso per…
“CAPIRE”.
Ma come avrei potuto avere il
tempo di continuare a studiare? Di continuare a “capire”?... se mamma ritornava
a casa non c’era tempo, c’era solo il “problema” da gestire, senza contare che,
in tutto questo periodo, ho sempre lavorato, sfruttando permessi, le ferie e
spiegando i miei problemi ai colleghi,
che per almeno un anno, mi hanno agevolato e per questo gli sono grato (grazie
Diego, Elio, Olivo).
Visto il pericolo costante per se
stessa e per gli altri e poiché le Strutture sanitarie se ne lavavano le mani,
abbiamo deciso, come familiari, di fare un Esposto alla Polizia di Stato, per
denunciare lo stato di abbandono e di pericolosità in cui versava mia madre.
Da qui in poi abbiamo avuto,
finalmente, un po’ di fortuna, una Dottoressa di Psichiatria dell’Ospedale
Civile ci consigliò l’ennesima Clinica privata a Vicenza che al suo interno
aveva anche un Centro Studi, non solo per la Depressione, ma anche
per malattie Neurologiche.
Il Commissario di Polizia, sulla
base del nostro Esposto, fece un’audizione al Direttore del Dipartimento di Psichiatria
dell’Ospedale Civile lo stesso che voleva scaricare il caso, contemporaneamente
mi misi in contatto con il Responsabile del reparto di Psichiatria di questa
nuova Clinica di Vicenza.
Dopo un lungo colloquio e viste
tutte le carte ed esami, mi spiegò che, secondo lui, si trattava di una “Depressione Maggiore” con risvolti anche
neurologici e che per situazioni come queste i ricoveri di brevi periodi
sono un danno e non una cura.
A suo dire, bisognava dedicare molto
più tempo alla “questione” in un ambiente non casalingo, un “tempo” che non
fosse dedicato solo al farmaco, ma anche ad attività ludiche, quindi mi
consigliò un ricovero presso di loro per minimo otto mesi.
La retta era enorme e se la
nostra ASL non avesse concesso il ricovero in convenzione, non avremmo potuto
economicamente sopportare la spesa, senza vendere la casa di famiglia.
Voi ora probabilmente starete
pensando quello che pure io ho pensato… ”ecco la solita Clinica privata mangia
soldi”.
Questa Clinica aveva qualcosa di
diverso, era più curata, non c’erano porte chiuse, gli ammalati erano in giro
per il Reparto o per il parco, aveva una palestra, una sala disegno e una sala mensa
per mangiare tutti assieme, dove gli stessi ammalati preparavano a turno la
mensa.
Insomma, sarà stata la
disperazione o la diversa sensazione che percepivo, mi convinsi di provare un
ennesimo ricovero.
Perciò feci pressioni presso i Funzionari
della Direzione della nostra ASL, dove incredibile ma vero, trovai più interessamento
rispetto al Dipartimento di Psichiatria; inoltre la visita del Commissario di
Polizia, presso il Dirigente dello stesso Dipartimento, aveva scosso
quest’ultimo.
Per farla breve, l’insieme delle
due cose costrinse il Dirigente di Psichiatria a concedere e quindi firmare i
moduli di accreditamento della struttura di Vicenza, con il conseguente “via
libera” al ricovero, solo per tre mesi e poi, dopo verifica, eventuali altri
tre mesi.
Vista la situazione in cui
versava mamma, incapace di intendere e volere, fummo costretti anche ad avviare
la procedura “ dell’interdizione”, per poter decidere senza il suo consenso,
dove e quando ricoverarla.
Il Delegato del Giudice Tutelare
fece visita al Dirigente di Psichiatria che gli confermò, “senza ombra di
dubbio” a suo parere, che mamma era “Demente”.
Mentre scrivo questi fatti, mi
ritorna alla memoria la frase che questo “sedicente” psichiatra, nonché
Dirigente di Dipartimento mi disse: “Non mi importa cosa dicono i Neurologi,
potete andare anche dal premio Nobel di Neurologia, ma io vi dico che vostra
madre è DEMENTE e la depressione non c’entra nulla…”.
Ecco un caso, come tanti, di
Specialista e per di più Dirigente di un Reparto, che con troppa velocità
decide la Diagnosi
di un ammalato senza valutare con accuratezza le varie possibilità.
Con mamma “interdetta” e con l’ok
della ASL per ricoverarla a Vicenza, in pochi giorni organizzammo il trasporto.
Ora avevo tempo per dedicarmi al
“Capire”, tempo per imparare e per studiare.
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