Il ruolo dei farmaci




Il Farmaco dovrebbe, in queste patologie, essere un valido aiuto per riequilibrare il funzionamento del nostro cervello e di conseguenza tutto quello, che di noi, dipende da esso.

I farmaci usati nella “Sofferenza mentale” vanno ad interagire con le sostanze che regolano il nostro comportamento (esempio: Noradrenalina, Serotonina, Dopamina ecc.), e ne permettono l’aumento o la diminuzione nel malato, allo scopo appunto, di riequilibrarlo.

Spesso invece, questi strumenti sono usati come “camicia di forza”, per bloccare l’esternare di questo nostro disequilibrio e, per far questo, spesso si prescrivono dosi eccessive, per assicurarsi che la”camicia di forza” funzioni, senza contare il business economico creato dall’abuso dei farmaci.

In realtà ogni individuo risponde al Farmaco in modo soggettivo, in base alle sue caratteristiche genetiche fisiologiche e a una serie di fattori che dipendono dall’esterno, cioè dall’ambiente in cui l’ammalato interagisce.

Non nego, che alla presenza di una crisi profonda, con tentativi autolesionistici o violenti, si debba intervenire per azzerare la possibilità, per chi soffre, di farsi del male o di fare del male ad altri.

Ma questi interventi devono essere limitati a brevissimi periodi, legati all’episodio di “crisi”, in seguito bisogna rimodulare la terapia e ridurla, per cercare di riequilibrare l’ammalato al meglio evitando di devastare le sue funzioni celebrali e quindi intellettive, altrimenti come si può interagire con una persona ridotta a uno zombi o a un vegetale.

Se uno psichiatra non riduce la dose di emergenza dopo una “crisi” o non cambia la terapia per lunghi periodi, mantenendo alti dosaggi o peggio addirittura fuori dalle prescrizioni del Farmaco stesso (il Bugiardino), sicuramente non sta facendo bene il suo lavoro.

Le Case farmaceutiche hanno operato numerosi e costosi test per valutare un prodotto prima che sia immesso nel mercato ed hanno tutto l’interesse di venderne il più possibile, vi pare che se potessero consigliare dosi più alte non lo farebbero??... Non superare mai la massima dose prevista dal Bugiardino, questa per me è una buona regola.

Negli ultimi anni sono state fatte interessanti scoperte, relative al funzionamento del nostro cervello e di conseguenza sono stati prodotti nuovi farmaci, più selettivi e con meno effetti collaterali, ma quest’ultimi non sono stati del tutto eliminati e bisogna sempre valutare quello che possono provocare.

Se compare, un sintomo negativo a seguito dell’assunzione di una terapia è fondamentale capire se è una conseguenza o meno della “pastiglietta” prescritta.

Bisogna quindi monitorare gli effetti collaterali e spiegarli allo Specialista, che purtroppo spesso non informa preventivamente l’ammalato.

Chiedete sempre, quali sono gli effetti negativi delle terapie e leggete sempre il Bugiardino.



Purtroppo il Farmaco è necessario come supporto a queste patologie, ma bisogna cercare di trovare ciò che interagisce meglio con il problema dell’ammalato, puntando a scegliere quello, che a parità di efficacia, crea minori effetti collaterali (anche se ce ne saranno sempre).

Personalmente cercavo di informarmi sugli ultimi ritrovati e relativi effetti collaterali, inoltre per ogni terapia che somministravano a mia madre, cercavo di capire com’era considerata dal Mondo Scientifico, quali i pregi, i difetti e la posologia consigliata.

Questo tipo di ricerca è di sicuro impegnativa, ma perlomeno come inizio, basterebbe leggere il Bugiardino e puntare alle dosi minime consigliate, per poi, dopo un ragionevole tempo, salire a dosi normali (o di mantenimento).

Per fortuna di solito, alcuni effetti collaterali, dopo un periodo di somministrazione, tendono a sparire.

Mi rendo conto che forse quello che scrivo, potrebbe essere interpretato come una guida al “fai da te”…..Errore!!....tutto quello che dico, deve essere concordato con lo Specialista di riferimento, se questi non vi soddisfa, cambiatelo, ma ogni decisione sulla terapia va  assolutamente definita, con lo Specialista, da soli si fanno spesso danni!!!



Nel caso di mia madre, avevo osservato, che a differenza di quanto era scritto nel Bugiardino, alcuni effetti collaterali insorgevano a dosi minori, era quindi evidente che alcuni farmaci le bastavano a dosi inferiori rispetto al normale utilizzo.

Non è quindi detto che un farmaco vada cambiato, può essere che la dose non sia quella giusta.

In ogni caso dopo un determinato periodo, il Farmaco deve dare anche effetti positivi, perché se permangono solo quelli negativi, allora di certo non è la terapia corretta.



Come conoscere, quanto tempo attendere per vedere i risultati, dopo l’inizio di una terapia??...

Questo è difficile a dirsi, dipende da soggetto a soggetto, ma volendo dare comunque una risposta, vi dico che un farmaco per le “Psicosi”(anche per la “schizofrenia”) interagisce quasi immediatamente dopo l’assunzione, e tenendo presente che è bene iniziare da dosi minime per evitare il più possibile la “sberla” degli effetti collaterali, diciamo che in una quindicina di giorni, si dovrebbe raggiungere,per gradi, la dose consigliata e quindi cominciare a vedere gli effetti positivi.

Fate attenzione alla possibilità di constatare effetti positivi anche a dosi minori, in quel caso allora fermatevi a quelle dosi, non salite, “meno Farmaco si prende e meglio è”.

Lo stesso discorso può essere associato anche agli “Ansiolitici”, spesso usati per le “crisi d’ansia”.

Il percorso invece di un “Antidepressivo” è diverso, infatti, inizialmente il Farmaco ha solo effetti negativi e comincia ad interagire positivamente, solo dopo circa un mese.

Il mio consiglio è di partire con la dose minima, per almeno la prima settimana, alla fine della seconda settimana portarsi alla dose consigliata e attendere altre due settimane per valutare se produce effetti positivi sul “malessere”.

Se l’ammalato, causa troppi disturbi negativi, non se la sente ad alzare per gradi la dose allora è consigliabile restare al livello minimo per circa trenta giorni e poi tirare le somme.

Questi tempi ovviamente, sono frutto di quello che ho letto e di quello che ho visto nel caso di mamma, ma credo siano un buono schema di percorso applicativo.

Rammentate sempre che, ogni terapia farmacologica è come un vestito, si deve trovare il vestito giusto per l’ammalato e aggiustarlo ad ogni cambiamento, sia fisico che di vita o addirittura di clima.

Molte persone sono, infatti, meteoropatiche, quando è “brutto tempo” hanno bisogno di un supporto maggiore, come pure le festività sono spesso momenti critici ed anche il peso corporeo di una persona è proporzionale alle dosi di Farmaco da assumere.



Vedete quante variabili ci sono?..sul tipo di malattia, sul tipo di terapia, cause interne ed esterne, ecc.

In definitiva, quando trovate una terapia che fa al caso vostro, evitate di cambiarla per nuove proposte, all’evenienza cambiate solo le dosi, secondo il periodo che state passando.

Non voglio dire che bisogna escludere la possibilità di cambiare una terapia per un nuovo prodotto, che promette risultati migliori, ma la cautela è d’obbligo, visto le numerose difficoltà già solo nel trovare una terapia adeguata.

In ogni caso è importante, che lo Specialista vi segua a ogni nuovo cambiamento, fino alla stabilizzazione della terapia stessa.

Per meglio monitorare l’andamento della terapia, l’ideale sarebbe una visita a settimana, fino alla stabilizzazione (in positivo ovviamente) del percorso farmacologico.

Purtroppo invece, siamo fortunati se vi fissano appuntamenti con cadenza mensile, sarà anche perché ci sono troppi pazienti, ma questa frequenza non è per nulla adeguata.



Per patologie invece, legate solo problemi organici interni, quelli che per intenderci sono di responsabilità dei Neurologi (vedi Capitolo precedente), ci sono farmaci per la tiroide, per aumentare la vascolarizzazione cerebrale, fino ad arrivare a terapie antitumorali o per le famose degenerazioni mentali quali Alzheimer o Parkinson, esistono farmaci che ne rallentano, ma purtroppo ancora non fermano, il decorso.



Errate terapie, adottate per troppo tempo, portano un ammalato di Depressione o di Psicosi a sfociare in una degenerazione mentale organica, i cui i danni al cervello si evidenziano in modo irreversibile; questo accade perché il nostro cervello, se usato male o stimolato in modo inappropriato da agenti esterni, come i farmaci, dopo un considerevole tempo, comincia a evidenziare danni interni, come quando uso un muscolo o un’articolazione in modo scorretto, alla fine si danneggia e perde la sua funzionalità.

Vedete quindi come tutto sia legato, non è detto che una degenerazione organica cerebrale sia fine a se stessa, ma può essere generata da una “sofferenza mentale” curata male per troppo tempo.

Ecco quindi che torna l’importanza nel valutare attentamente da subito tutte le possibili cause di una “sofferenza” e cercare, in conformità a tutte le informazioni raccolte, la cura più adeguata.



Dimenticavo di dirvi che esiste anche uno schema per cambiare la terapia farmacologica, se questa non ha dato risultati.

Se lo Specialista, vede che la “cura” impostata non funziona e ritiene di cambiare completamente il tipo di Farmaco…Attenzione!!.... se si tratta di un “antidepressivo” che viene sostituito con un altro tipo, la dismissione del primo antidepressivo deve avvenire per gradi e anche l’introduzione del secondo, è mio consiglio infatti, abbandonare il vecchio Farmaco dopo averlo ridotto per gradi dalla dose attuale alla dose minima, nell’arco di circa quindici giorni e contemporaneamente inserite il nuovo, con lo schema che vi ho suggerito in questo Capitolo.

Mentre se si tratta di una sostituzione di farmaci della categoria “Antipsicotici, Neurolettici” contro “Psicosi” o “Schizofrenia”, la sostituzione non richiede un periodo transitorio che comprenda contemporaneamente il vecchio ed il nuovo.

Anche questo schema, per cambiare una terapia a favore di un’altra, è il frutto di quello che ho letto e quello che ho provato nel mio “caso”.

Troppo frequentemente mi sono imbattuto in Psichiatri che hanno cambiato senza gradualità la cura, producendo l’effetto “ping pong” nella testa di mia madre.



“Ma il Farmaco, ammesso che sia quello giusto, è sufficiente alla soluzione del problema???”.... Assolutamente No!!



Vi ricordate quando ho parlato del “Team vincente”?.. Delle collaborazioni che bisogna creare per impostare un percorso terapeutico efficace?... E’ importante sapere che il Farmaco è un valido sostegno, ma fa parte di una squadra di giocatori che devono interagire fra loro, se manca un giocatore…la squadra non vince.

Il Farmaco da solo non basta, nemmeno nel caso in cui il problema sia una conseguenza di un’evidente malattia interna e organica e quindi sotto esclusiva responsabilità di “Neurologia”.

In questo caso sarà “Neurologia” a indicare il percorso terapeutico, ben delineato una volta diagnosticata la patologia.
Il Farmaco, che in questa situazione assume una funzione principale, necessita comunque anche di altri sostegni.
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