L’anno in cui ho cominciato a
capire che mia madre stava veramente male era il 2001, quindi ormai ho più di dieci
anni di esperienza e certe volte mi sembra impossibile di aver percorso un così
lungo cammino.
Incomincio a dire che quando una
persona evidenzia a chiare lettere un disturbo mentale, spesso il problema
inizia molto tempo prima, in forma quasi del tutto silenziosa.
Nel caso di mia madre,
probabilmente (la sicurezza in questi campi non esiste), comincia addirittura
dalla nascita: nata da parto gemellare, con una struttura esile.
La sorella gemella muore a
distanza di circa un anno e, come spesso d’uso in quegli anni del dopo guerra,
è allevata con poche cose e con poco affetto, in una famiglia numerosa di ben undici
figli!
Già sposina a 21 anni, età
normale per quel tempo, inizia la sua vita di moglie, madre, casalinga.
I problemi, in una famiglia con
un unico stipendio medio e con prole, sono tanti, le vacanze sono eventi da una
volta l’anno.
Comunque anche se nella mia
famiglia non si navigava nell’oro, non ci si poteva lamentare.
Ci sono persone che amano la vita
senza troppe sorprese…come mio padre, altre persone invece sono attratte da
continue novità…come mia madre.
La vita da casalinga con i
conseguenti doveri familiari certo non permetteva a mia madre di sviluppare
tutte le sue fantasie di viaggi o di vita mondana.
Un’altra cosa che ha limitato
molto mia madre nella sua vita è stata l’incapacità di sviluppare una propria autonomia
per crearsi soddisfazioni, senza il bisogno del supporto di qualcuno che
organizzasse per lei, questo l’ha limitata molto nel sviluppare iniziative del
tutto personali o nel creare un tessuto di amicizie proprie.
E’ pur vero però che, per la
mentalità del tempo, la moglie doveva rendere conto al marito e accudire la famiglia,
cosa che non ti lascia tanto tempo libero.
Una cosa è certa, la parola “ANSIA”
ha caratterizzato spesso la nostra vita familiare, infatti, sia mia madre che
mio padre sono persone con un forte profilo ansioso, forse a causa di
personalità non molto spiccate, frutto di infanzie vissute all’interno di un tessuto
familiare non proprio dei migliori, intendo dire che le loro famiglie non
possono essere citate come esempi educativi.
Su queste basi mia madre comincia,
dopo i quarant’anni, ad accusare un senso d’irrequietudine, con stati di
aggressività e di depressione che sfociavano spesso in furibondi litigi
familiari.
Mio padre non migliorava la
situazione, poiché tutti i problemi di lavoro li portava a casa, creando
ulteriore disagio.
Ecco quindi mia madre tentare un
percorso pieno di espedienti più o meno medici per riequilibrarsi.
Spesso questo suo malessere si
manifestava anche sotto altre forme: gastrite, difficoltà nel dormire,
difficoltà intestinale, stanchezza,
tensione muscolare.
Molti rimedi, da lei adottati,
erano quindi indirizzati a risolvere questi problemi, ma non la loro vera causa.
Io, allora poco più che
adolescente, pensavo che queste situazioni fossero il frutto dei rapporti
difficili tra mio padre e mia madre, incrementati da una debolezza fisica e
quindi di salute di quest’ultima.
Scoprirò poi che erano invece
l’avvisaglia di un malessere mentale, che stava crescendo per cause “fisiologiche
interne”(spiegherò poi il “perché” di questo termine) e accelerato da
cause esterne, dovute al tipo di vita che mia madre conduceva.
https://www.cinquantuno.it/shop/caosfera-edizioni/psichiatri-no-grazie/
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